venerdì 25 marzo 2011

Apriamo gli occhi, quarta parte. Mythbusters - Miti Da Sfatare, prima puntata: "Tsunami a Tokyo?"

(Qui la prima, la seconda e la terza parte...)

Prendo in prestito il titolo di questa divertentissima trasmissione televisiva trasmessa su Discovery Channel per mettere un po' di ordine nelle notizie riferiteci dalla stampa negli ultimi giorni da Tokyo, capitale del Giappone, il più grande agglomerato urbano del mondo divenuto dopo il terremoto il più grande agglomerato di bufale giornalistiche.

In questa quarta parte ne sfateremo alcune riguardanti la città di Tokyo e i suoi dintorni: Questa quarta parte della serie "Apriamo gli occhi" sarà lunghissima e quindi sarà divisa in piccole puntate, per non essere noiosa. Prima puntata: "Tsunami a Tokyo?"

Bufala: Giappone/Parcheggio di Disneyland inondato dallo Tsunami.

Realtà: I grandi parchi di divertimenti Tokyo Disneyland e Tokyo Disney Sea (in quest'ultimo ho passato ben 13 ore d'inferno nel viaggio del 2010) si trovano a Tokyo, per la precisione nella città di Urayasu, prefettura di Chiba.

(Picture from Wikipedia) Una parte di Urayasu è una gigantesca penisola artificiale (nella foto in lilla, proprio al confine occidentale), che si estende oltre la costa su milioni di tonnellate di terra posate sul fondale della baia di Tokyo: è un quartiere molto elegante e moderno, ispirato all'architettura delle metropoli americane con grandi viali, palme ai bordi delle strade e condomini super-lusso, e qui c'è anche il gigantesco complesso Disney e anche la casa di mia sorella Claudia. La maggior parte del territorio della prefettura di Chiba si trova sulla penisola di Boso, questa stessa penisola chiude ad est e a sud-est il panorama ai poveri abitanti di Tokyo che (nei giorni limpidi) non possono vedere l'orizzonte marino nè l'oceano Pacifico. Questa stessa penisola che ha preso in pieno l'onda nella sua costa pacifica (a proposito questo video è girato proprio nella costa pacifica di Chiba, per la precisione ad Asahi, e non a Iwate) ha protetto la città e la baia di Tokyo dallo tsunami dell'11 marzo 2011, le cui onde venivano da nord-est, al largo di Sendai. Non vi è stato alcuno tsunami e conseguente inondazione a Tokyo. C'è stata una liquefazione del suolo...


Questo video mostra appunto il fenomeno della liquefazione del suolo della zona di Urayasu: si possono vedere le crepe dalle quali comincia ad uscire acqua di mare.

Cito da Wikipedia: "
La liquefazione del suolo è il comportamento dei suoli che, a causa di un aumento della pressione interstiziale, passano improvvisamente da uno stato solido a uno fluido, o con la consistenza di un liquido pesante. La liquefazione avviene più frequentemente in depositi sabbiosi e/o sabbioso limosi sciolti, a granulometria uniforme, normalmente consolidati e saturi. Durante la fase di carico, le sollecitazioni indotte nel terreno, quali possono essere quelle derivanti da un evento sismico, possono causare un aumento delle pressioni interstiziali fino ad eguagliare la tensione soprastante. Viene così annullata la resistenza al taglio del terreno secondo il principio delle pressioni efficaci di Terzaghi, e si assiste così a un fenomeno di fluidificazione del suolo".

(Picture by Yūichirō Watanabe) Ecco il marciapiede e il konbini 7-eleven che appaiono nel video che avete appena visto, fotografati qualche giorno dopo dal mio amico Yūichirō che dopo il terremoto ha fatto una piccola ricognizione della zona: il piccolo supermercato è quasi sprofondato nel suolo sottostante trasformato in sabbie mobili.

(Picture by Yūichirō Watanabe) Ecco lo stesso konbini visto da un altro lato. Al posto del marciapiede dove l'autrice del video qui sopra zompettava impaurita ora c'è solo fango...

(Picture by Yūichirō Watanabe) Intere strade sono state inondate dal fango liquefatto...

(Picture by Yūichirō Watanabe) Questa scala è stata spinta verso l'alto di almeno mezzo metro.

(Picture from Wikipedia) Comunque poca roba in confronto ad esempio ai fenomeni di liquefazione che si registrarono a Niigata dopo il terremoto del 1964...

(Continua...)

mercoledì 23 marzo 2011

Apriamo gli occhi, terza parte. "Apocalisse" [UPDATED]

(qui la prima e la seconda parte...)

In questa terza parte sarò cattivo, e in supporto a questo mio intento ho chiamato la mia cara amica diavolina Ai Kawakubo che ha messo in atto graficamente e linguisticamente (per quanto concerne la parte Giapponese, visto che la parte scurrile è tutta mia) questa mia folle idea di fare questi cartelli...

(Grazie anche a Ken con la sua dolce metà e a Yoko per l'aiuto) Ormai non si sa più che cosa inventare per mettere in guardia gli Italiani dalle balle della stampa. Avrei dovuto spargere un sacco di questi cartelli in tutta Tokyo così ci sarebbe qualche straniero in più (dei pochi che comunque se ne sono andati) e forse quei noiosi del Maggio Fiorentino non continuerebbero a prolungare il breve momento di notorietà che hanno ottenuto dalla vicenda del terremoto (pensate che ora stanno facendo causa a non-so-chi per il ritardato rientro da Tokyo e la prolungata esposizione alle "radiazioni"...).

Questo cartello di "avviso balle nucleari" è da stampare in grossi formati e piazzare davanti alle edicole e davanti alle sedi delle maggiori televisioni nazionali: appendetelo nelle bacheche aziendali, nella sala mensa! Schiaffatelo in faccia alla nonna che guarda il TG4 e alla sorellina che guarda Studio Aperto! Io pensavo di farci una T-shirt :D

Ma andiamo con ordine:

Oltre a portare via migliaia di vite, lo Tsunami ha colpito duramente la centrale nucleare numero 1 di Fukushima, mandando in tilt il sistema di raffreddamento dei reattori. E' già un miracolo che l'intera centrale non sta stata portata via dal mare, destino toccato invece alle città della costa.

Sin da subito i problemi derivanti dalla difficoltà di raffreddare i reattori sono stati enormi e molto, molto gustosi per i mister-morte della stampa che hanno ricevuto il nuovo giocattolo proprio mentre si gingillavano con la loro catastrofe nuova di zecca. Ma vediamo il gameplay di un paio dei nostri super-eroi scelti a caso:

Il Corriere Della Sera:
L'
11 marzo il rotocalco si tiene cauto, titolando "Radiazioni all'esterno di una centrale". Il 12 marzo in un crescendo scenico titola "Paura nucleare"; il 13 marzo la "paura nucleare" nel pre-titolo si trasforma in "incubo nucleare" e si comincia a scomodare Chernobyl, mentre il 14 marzo si inizia a parlare di scala di gravità ed entrano in gioco gli uccelli del malaugurio Francesi, cito testualmente un passaggio interessante dell'articolo in questione: "Dalla Francia, invece, l'Autorità per la sicurezza nucleare fa sapere che gli incidenti ai reattori nucleari giapponesi dovrebbero essere classificati ad un livello di 5 o di 6 sulla scala internazionale di riferimento che arriva a quota sette e non solo a 4, come le stime giapponesi facevano supporre. Insomma, la realtà sarebbe ben più grave di quanto viene dato ad intendere". Cioè i Francesi, che stanno in Francia e non dentro la centrale a cercare di raffreddare i reattori (e oltretutto sono i principali concorrenti degli Americani e dei Giapponesi nella costruzione di centrali nucleari) dicono che è una catastrofe: e a chi crede il Corriere? Ovviamente alla fonte meno attendibile e più catastrofista... e per dessert nella sezione "scienza" si pubblica un bel dossier sui possibili scenari catastrofici in caso di fusione. Arriviamo al 15 marzo, e finalmente come quando si riesce a defecare dopo una lunga stitichezza, esce la parola "Apocalisse", a caratteri cubitali nel titolo, e messa in bocca ad un oscuro burocrate. Testualmente: "Un'apocalisse. Così il commissario all'energia Ue Guenther Oettinger ha definito l'incidente avvenuto nella centrale nucleare di Fukushima, dove - secondo lui - le autorità giapponesi hanno praticamente perso il controllo della situazione". Che titoli ha quest'uomo per dire ciò? E su quali basi il Corriere prende le sue affermazioni come valide scomodando addirittura la Sacra Bibbia?

(Picture ©DPA from Merkur-Online.de) Günther Oettinger è famoso per essere un abile donnaiolo e per fare, a tempo perso, pure il politico: tentano di non mostrarlo in pubblico, i suoi collaboratori, chissà che fatica per la sua portavoce Marlene Holzner tenerlo a freno e convocare in tutta fretta una conferenza stampa in cui ritrattare le affermazioni del suo allegro assistito. Peccato che la sua scelleratezza abbia fatto praticamente colare a picco il Dow Jones di ben 190 punti in pochi minuti. Ma il Corriere tutto questo non lo dice. Ora che l'ansia per i reattori è andata scemando, il Giappone non interessa più al Corriere, il 19 marzo il Giappone era sepolto a pagina 18, dopo gli articoli sull'attentato a Scilipoti. Ci sarebbe un'altra cosa da dire sul 19 marzo del Corriere, ma la lascio all'ultimo capitolo di questa serie.

Repubblica:
L'
11 marzo parte in sordina: "Allarme nucleare a Fukushima": "L'annuncio ufficiale della "piccola fuga radioattiva dal reattore n.1" è arrivato dal portavoce del governo, Yukio Edano, il quale ha aggiunto che i "tecnici stanno lavorando al problema" - ma il noto quotidiano tifa segretamente almeno per un piccolo rilascio di vapore radioattivo - "la probabile necessità di liberare del vapore radioattivo nell'atmosfera a causa dei gravi problemi al sistema di raffreddamento dei reattori. La fuoriscita del vapore è l'unico modo di allentare la pressione, mentre gli ingegneri cercano di ripristinare il sistema di raffreddamento del reattore principale" ...tanto per sapere con chi si ha a che fare, Repubblica non è mica il Corriere! Infatti se il 12 marzo il Corriere parlava ancora cautamente di "paura", la Repubblica pubblica due begli articoletti titolati: "Giappone, ora il terrore nucleare" e "Fukushima, è incubo nucleare". Niente male per essere solo al secondo giorno. Il terzo giorno Repubblica è un po' spiazzata: allarme in tre centrali, si rifugia in un più rassicurante "Paura nucleare", il 13 marzo sempre "paura", ma nonostante le rassicurazioni del premier Kan cita a testa alta i gufoni Francesi come fa il Corriere, e tira fuori un asso dalla manica: l'ex progettista di centrali nucleari Masashi Goto che sentenzia "si prospetta una crisi gravissima" e "le conseguenze di un'eventuale fusione sarebbero tremende". Sempre in questo articolo c'è una delle chicche del percorso di Repubblica, il "vulcano radioattivo": "Goto descrive lo scenario peggiore, la fusione del nucleo. (...) La reazione sarebbe un'esplosione di materiale solido, che l'esperto descrive come "un vulcano che diffonde materiale radioattivo". (...) Goto conclude paventando il rischio di una reazione a catena, in uno scenario tremendo: "Tutto rischia di essere moltiplicato: ci sono molti reattori nella zona. Ci potrebbero essere molte Chernobyl". Il 14 marzo anche Repubblica linka un articolo sui possibili scenari di una eventuale fusione del nocciolo (teoria, perchè nella storia della tecnologia termonucleare non si è mai fuso il nocciolo di un reattore e non si sa nulla di cosa possa accadere se davvero si avverasse una tale sciagurata ipotesi), mentre il 15 marzo rincara di nuovo la dose con un bel "Incubo nucleare a Fukushima". Sempre lo stesso giorno ecco comparire il vecchio mattacchione Oettinger: "In Giappone si parla ormai di apocalisse. Praticamente tutto è fuori controllo, non escludo il peggio nelle ore e nei giorni che vengono". Anche Repubblica si getta nello sconforto del giudizio universale. Riecco gli esperti francesi che (sempre dalla Francia) avvisano: "Vasca non più sigillata. Secondo André-Claude Lacoste, responsabile dell'Authority per la Sicurezza nucleare (ASN) francese, la vasca di contenimento del reattore numero due "non è più sigillata". Il rischio più temuto è la parziale o totale fusione del nocciolo, la formazione cioè di una massa radioattiva ad alta temperatura, creata da combustibile nucleare, rivestimenti e matrice d'acciaio che racchiude il nocciolo". Ma chi è André-Claude Lacoste?

E' un ingegnere minerario, a capo dell'agenzia nucleare Francese, quindi non proprio imparziale visti gli interessi in campo. Quali elementi ha per dire che la vasca di contenimento non è più sigillata? La TEPCO non dice quasi nulla neanche al governo Giapponese, come può il Sig. Lacoste sapere che la vasca di contenimento del reattore numero due non è più sigillata? C'è stato? Ha le prove? Perchè si dà voce a questa gente? Il 16 marzo Repubblica tiene ancora e sferra un ultimo colpo nel capitoletto "L'inferno delle centrali", dando voce ad un altro illustre disinformato, il responsabile della Commissione Nucleare USA Gregory Jaczko che pur non avendo elementi validi e confermati per dirlo, afferma che le radiazioni intorno ai reattori dell'impianto di Fukushima sarebbero "Letali". Il 17 marzo, per la prima volta, appare la parola "speranza", sempre accompagnata però da un più rassicurante "paura" nello stesso titolo ...e anche Repubblica abbassa i toni e si comincia con la Libia.

Gli altri giornali? Inutile citarli, sempre la solita solfa. Quelli di sinistra picchiano duro "senza se e senza ma" contro il nucleare, quelli di destra fanno il gioco del padrone: qualche quotidiano come "Il Sole 24 Ore" e qualche telegiornale come Sky-TG24 fanno con compostezza e pacatezza il proprio lavoro.

Non sono un esperto di energia nucleare, di radiazioni, di misurazioni, e non ne parlerò in questo post, anche se nel prossimo lo farò grazie alle piccole nozioni apprese oggi da un amico, Enrico, ricercatore al
KEK di Tsukuba. Fatevi un giro nel blog di Luca, in quello di Gianluca e Kanako per farvi un'idea delle dinamiche tecniche dei reattori, delle misurazioni di radioattività nel Tōhoku.

La realtà:

La vera ragione per cui i reattori non si sono fusi: L'incidente di Fukushima è stato gravissimo, uno dei più gravi della storia non tanto per la fuoriuscita di radiazioni, ma per il rischio che si è corso e che si corre ancora, al momento in cui scrivo. Ma guardando oltre i catastrofismi, gli incubi, le apocalissi, gli inferni, le condanne dei Francesi faziosi e del donnaiolo disinformato, tutti puntualmente riportati dai nostri quotidiani, la realtà è una sola:

I reattori non si sono fusi perchè lì c'erano degli eroici cittadini Giapponesi che lavoravano per non farli fondere.

Il 16 marzo Ferruccio Sansa del Fatto Quotidiano macella i tecnici della Tepco: "Chiediamo a cinquanta di voi di restare". E loro hanno fatto un passo avanti. No, non per una promozione, per un premio, perché è inutile nasconderselo: chi resta oggi a Fukushima non avrà il tempo di godersi niente. Chi resta lo fa dimenticando se stesso. Lo fa per la propria famiglia e il Giappone devastato. È un attimo, il tempo di scrivere il proprio nome sul registro della Tepco. E poi basta: una volta entrati a Fukushima I, tornare indietro è impossibile. Il corpo in poche ore assorbirà più radiazioni che in anni e anni. (...) Potevano salvarsi. Inutile, però, ripensarci una volta superati i cancelli di Fukushima. Non serve guardare i contatori geiger appesi alla cintura con le lancette impazzite. (...) Il livello della radioattività rischia di uccidere in poche ore chi è rimasto a Fukushima I”.

Nel panorama giornalistico Italiano però il primo a parlare degli eroi di Fukushima è stato Pio D'Emilia, già il 13 marzo. Il sopracitato Fatto Quotidiano dopo vari tentativi di richiesta di collaborazione al giornalista di Sky-TG24, del Manifesto e del gruppo L'Espresso ha desistito, accodandosi alle altre testate nel riportare all'Italiana un racconto straziante e strappalacrime della loro storia (citato poche righe più su): alcuni di loro sono morti nelle esplosioni di idrogeno, altri probabilmente riporteranno danni mortali per le radiazioni assorbite, ma è solo grazie a loro che quei reattori non si sono ancora fusi. In Italia? Penso che i tecnici Italiani sarebbero fuggiti a gambe levate, lo dico perchè io personalmente sarei fuggito a gambe levate. Forse non sarò mai un eroe nella mia vita, ma loro lo sono.
Loro sono i miei eroi, loro sono gli eroi del Giappone, loro sono quelli che a costo della loro vita hanno tenuto in piedi la loro nazione.

E non sono stati i soli: mia sorella Claudia mi ha informato di questo fatto:

(Fonte Asahi.com) Non l'ha scritto nessuno sui giornali ma il 18 marzo una squadra dei Vigili Del Fuoco di Tokyo è partita per Fukushima con dei mezzi speciali, per tentare di raffreddare i reattori con un getto di acqua continuo.


Non si sono guardati indietro e sono andati senza pensarci due volte in quell'inferno a fare il loro lavoro. E ci stanno riuscendo: i reattori grazie a loro si stanno raffreddando.

E gli sfollati attorno alla centrale? Nessuno ha mai parlato della vera emergenza occorsa dopo lo tsunami nella zona attorno alla centrale: l'evacuazione di centinaia di migliaia di persone per il rischio di fughe radioattive. Tante persone pur non avendo perso la casa sono state costrette a vivere nella palestra di una scuola. E il loro cibo? E la loro acqua? Si parla solo di Tokyo ma lì c'era la vera emergenza. E le radiazioni? Lì ci sono le vere radiazioni. Se lo Tsunami non ha distrutto l'economia del Tohoku centrale, l'ha fatto la centrale nucleare. Le verdure non vengono raccolte perchè nessun grossista le compra, il latte non viene munto perchè nessuno lo beve, e lo stesso vale per gli animali, la pesca. E' una fortuna poi che i media non siano arrivati in massa nel Tōhoku, sarebbe stato un disastro, mi immagino le impertinenti domande alla "Studio Aperto" ai disperati, le foto ad ogni costo, il disturbo delle operazioni di soccorso.

Che io sappia, gli unici giornalisti Italiani che siano riusciti ad arrivare nella costa est per raccontare i fatti in prima persona (non facendo copia e incolla da internet) sono stati il caro Pio D'Emilia (Sky TG-24, Gruppo l'Espresso, il Manifesto) e Stefano Carrer (Il Sole 24 Ore), partiti da Tokyo in aereo, atterrati in una cittadina nella costa nord-ovest, e saliti su un pullmino con una troupe Norvegese (che poi li ha abbandonati in piena emergenza) per attraversare gli appennini e raggiungere avventurosamente e tra mille difficoltà la costa opposta colpita dalla catastrofe. Se volete e potete seguite i reportage di Pio su Sky e leggete gli articoli di Stefano sul Sole 24 Ore: sono obbiettivi e non sono sguaiati, e sono fatti da giornalisti che conoscono il Giappone ed i Giapponesi, cosa non da poco. (Qui uno dei video di Pio, potete vedere gli altri correlati).

La fobia: Le radiazioni sono sempre state circoscritte in un raggio di qualche decina di chilometri dalla centrale, ma i turisti (sottoposti alle stupidaggini) sono comunque scappati, quelli in arrivo (sottoposti alle stupidaggini) sono rimasti a casa, gli stranieri residenti a Tokyo (sottoposti alle stupidaggini) sono scappati allo stesso modo (la minoranza per fortuna), ed il paese e il mondo intero sono caduti in un baratro di terrore palesemente ingiustificato. Quelli che non avevano intenzione di andare via lo hanno dovuto fare per tranquillizzare le famiglie disperate, chiunque abbia avuto un familiare o una persona cara in Giappone è stato ossessionato suo malgrado da continue telefonate e richieste di informazioni da parte di amici e parenti giustamente preoccupati. Il battage giornalistico che ha interessato l'avvenimento è stato poi deleterio per l'economia non solo del Tōhoku, ma dell'intero Giappone.

Purtroppo le campagne di stampa catastrofiste stanno contribuendo a mettere in ginocchio l'economia Giapponese.

Le importazioni sono state bloccate, i turisti sono fuggiti e non tornano, le fabbriche sono ferme per mancanza di approvvigionamenti. Addirittura i sushi bar in tutto il mondo sono in difficoltà, ormai mangiare Giapponese significa mangiare radioattivo, anche se nel cibo che si mangia di Giapponese c'è solo la ricetta o se la gestione dell'esercizio no è Giapponese, ma magari Cinese o Italiana (guardate questo video girato da un'emittente di Cagliari per capire l'entità del problema...). Il problema della fobia non riguarda purtroppo il Giappone, ma il resto del mondo.

"Prodotto confezionato con componenti Giapponesi importati prima della catastrofe dell'11 marzo 2011". Visto e fotografato sabato scorso in una vaschetta di sushi alla Conad della mia città.

La realtà è che in Giappone chi tratta cibo non perfetto soccombe: ricordo nel 2007, il mio primo viaggio in Giappone, passeggiavo per Kamakura. Avevamo raggiunto un incrocio e la persona con cui stavo mi disse che quella pasticceria faceva parte di una immensa catena di pasticcerie, tutte chiuse perchè in una di esse era stato trovato del latte scaduto. La proprietaria della catena si era presentata in TV in lacrime, per chiedere scusa con il classico inchino. PER DEL LATTE SCADUTO!!

La realtà è che in Giappone è impossibile mangiare spinaci radioattivi, pesci radioattivi, latte radioattivo perchè semplicemente interrompono la produzione, ritirano le partite dai supermercati a seconda della provenienza, c'è un controllo incredibile su qualunque cosa, e questo si estende anche all'export.

Intanto Shiho mi ha mandato i mini Cup Noodles, e li mangerò con gusto.

Pio noi ci vediamo a fine aprile ad Udine per il FEFF e per divorare il prosciutto DOK San Daniele da 33cento! :)

(Continua...)

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[Aggiornamento al post precedente]

Ho provato a cercare una qualsiasi traccia di concrete iniziative umanitarie Italiane a sostegno del Giappone, ma al momento nulla di nulla. Ci sono le ingenti donazioni fatte degli Italiani direttamente ad enti stranieri come la Croce Rossa Giapponese (visto che a quanto pare in pochi si fidano della Croce Rossa Italiana), ma
nulla che ci faccia emergere come nazione, oltrechè come cittadini volenterosi. Il Sindaco di Civitavecchia, gemellata da quarant'anni con la città di Ishinomaki, una delle più colpite dal sisma si è attivato per dare il via ad un'azione umanitaria a sostegno della città sorella: è stato fondato il Comitato Pro Ishinomaki. Sembra che Besano, in Provincia di Varese, si sia dimenticata della sua gemellata Minami-Sanriku, nella prefettura di Miyagi, gemellata a sua volta con la Provincia di Roma, anch'essa assente. Se qualcuno fosse a conoscenza di una qualche affidabile iniziativa Italiana, si faccia vivo...

domenica 20 marzo 2011

Apriamo gli occhi, seconda parte. La verità sull'emergenza umanitaria nel Tōhoku e sullo stato degli aiuti

(qui la prima e la terza parte..)

Il terremoto di per sè ha creato solo lievi danni, ma il seguente Tsunami è stato la vera tragedia. Un'onda di alcuni metri di altezza (l'altezza dell'onda era variabile a seconda delle aree colpite, la più alta, 7,3 metri, si è schiantata su Sōma) ha colpito la costa Pacifica della regione del Tōhoku, a nord di Tōkyō, provocando i danni che conosciamo tutti benissimo.

(Screenshot da Repubblica.it) I giornali si sono scatenati per giorni con reportage dall'area disastrata, storie di morte, distruzione, disperazione. Beh, leggendo i giornali, c'è solo un fradicio deserto innevato di morte, distruzione, disperazione e nient'altro nel Tohoku. Qui sopra un esempio dal sito di Repubblica, assieme al Fatto Quotidiano uno dei giornali più catastrofisti in assoluto: in particolare, lo screenshot mostra una specie di slideshow interattivo chiamato "Le voci dall'orrore", un format di successo visto che è giunto già alla quarta puntata.

Dunque, secondo i giornali ci sono migliaia di sfollati senza cibo, acqua, energia elettrica, benzina, coperte, combustibile per il riscaldamento? Centinaia di persone bloccate sulle montagne senza la possibilità di muoversi e senza cibo?

In effetti l'emergenza umanitaria c'è: centinaia di migliaia di persone sono ricoverate in rifugi di emergenza come scuole, ospedali, capannoni; mancano cibo, acqua, generi di prima necessità come coperte o medicine; mancano le bare per riporre i cadaveri e spesso i rifugiati condividono una palestra scolastica coi loro morti.

Ma c'è qualcosa che nè i giornali nè la TV hanno mai o quasi mai citato...

(Picture by U.S. Pacific Fleet Command, U.S. Navy photo by Mass Communication Specialist Seaman Nicholas A. Groesch/Released - from Flickr) Forse alcuni di voi leggeranno questo nome per la prima volta: nel Tōhoku è in corso la gigantesca トモダチ作戦(Tomodachi sakusen - Operazione Tomodachi), che in Giapponese vuol dire "Amici", messa in atto dagli USA coinvolgendo l'intero gruppo navale (10 navi) a seguito della portaerei USS Ronald Reagan (CVN-76), utilizzata anche come base di rifornimento per gli elicotteri dell'esercito Giapponese impegnati nelle operazioni di soccorso.

(Picture by U.S. Pacific Fleet Command, U.S. Navy photo by Lt. Louis Butler/Released - from Flickr) Oltre alla portaerei Reagan con il suo gruppo da combattimento nello scenario sono state dislocate le fregate USS McCampbell (DDG-85) e USS Curtis Wilbur (DDG-54) coi loro elicotteri per la ricerca ed il soccorso; le navi da invasione USS Essex (LHD-2) e USS Germantown (LSD-42) con a bordo l'intero 31° Marine Expeditionary Unit completamente a disposizione per le operazioni di soccorso; la USS Blue Ridge (LCC-19) che a Singapore è stata riempita di materiale per i soccorsi prima di essere spedita al largo del Tōhoku, la nave da trasporto anfibio USS Tortuga (LSD-46)(nella foto qui sopra ancorata al largo di Ominato) che dall'Hokkaido ha trasportato 300 operatori di protezione civile Giapponesi con 90 mezzi per i soccorsi; sei aeromobili da trasporto tattico KC-130J del VMGR-152 e otto elicotteri da trasporto tattico CH-46E del HMM-265 provenienti dalla base di Futenma, a Okinawa, sono stati resi diponibili per le operazioni; la nave civile veloce MV Westpac Express è stata noleggiata dal Corpo Dei Marines per trasportare materiale facendo la spola tra Okinawa e le zone colpite dal disastro; la US Air Force ha messo a diposizione un KC-135 Stratotanker e due C-17A Globemaster per le operazioni di trasporto; il US Army ha messo a disposizione un numero imprecisato di elicotteri Sikorsky UH-60 Black Hawk per le operazioni di search and rescue.

(Picture by U.S. Pacific Fleet Command, U.S. Navy photo by Mass Communication Specialist 2nd Class Devon Dow/Released - from Flickr) Un grande dispiegamento di uomini e mezzi è all'opera sul campo, oltrechè per la ricerca ed il soccorso, anche per le operazioni di ripulitura e ricostruzione. Qui sopra il geniere di seconda classe Robert Bannister, di Chicago, è al lavoro con la sua squadra ad Hachinoe.

(Picture by U.S. Pacific Fleet Command, U.S. Navy photo by Mass Communication Specialist 3rd Class Kevin B. Gray/Released - from Flickr) Il Chief Naval Air Crewman Steven Sinclair, del Black Knights of Helicopter Anti Submarine Squadron HS-4 (US Navy) abbraccia un cittadino Giapponese che lo ringrazia in lacrime per l'aiuto offerto nel portare viveri ed aiuti con l'elicottero in una zona colpita dallo tsunami.

Per chi fosse interessato a vedere altre di queste toccanti immagini la Marina degli Stati Uniti ha aperto un bellissimo photostream nel quale vengono costantemente caricate le foto dell'operazione Tomodachi. Il Corpo Dei Marines degli Stati Uniti ha fatto altrettanto per quanto riguarda le proprie operazioni umanitarie nell'area.

(Picture by U.S. Pacific Fleet Command, U.S. Navy photo by Mass Communication Specialist 1st Class Matthew M. Bradley/Released - from Flickr) All'operazione partecipano anche i corpi specialistici civili California Task Force 2, Virginia Task Force 1 e un nutrito gruppo di uomini del Fairfax County Fire and Rescue Department (nella foto foto qui sopra uno dei componenti di quest'ultima squadra all'opera a Ofunato) per il search and rescue urbano.

Oltre gli USA altri 33 paesi hanno contribuito con l'invio di uomini, mezzi o con ingenti donazioni alla causa: ecco l'elenco (dati tradotti da Wikipedia):

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Afghanistan: la città di Kandahar ha donato 50.000 dollari.

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Australia: ha allestito la fregata HMAS Sydney e la nave da sbarco pesante HMAS Tobruk con elicotteri e i team di ingegneri dell'esercito Australiano e medici; 76 uomini del Fire and Rescue NSW, alcuni provenienti dallo scenario del terremoto NeoZelandese, con 20 tonnellate di equipaggiamento di soccorso; un C-17A Globemaster è permanentemente schierato in Giappone per supporto alle operazioni.

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Azerbaijan: il governo ha donato 1.000.000 di dollari.

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Bangladesh: ha spedito un team di ricerca e soccorso con una squadra di medici.

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Cambogia: ha donato 100.000 dollari.

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Canada: Inizialmente ha offerto un team di 17 esperti di identificazione-vittime ed equipaggiamento di decontaminazione chimica, biologica, radiologica e nucleare. Il primo ministro Stephen Harper ha offerto uomini e mezzi dell'aeronautica Canadese con capacità ingegneristiche e mediche; 25.000 coperte termiche in lana e maschere sono state spedite il 16 marzo. Solo la Croce Rossa Canadese ha raccolto oltre 6.000.000 di dollari in aiuti.

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Cina: non tutti lo sanno ma un giorno prima del terremoto Giapponese la Cina ha sofferto un grave terremoto nella regione dello Yunnan, in cui 25 persone hanno perso la vita: nonostante ciò la Cina ha spedito 167.000 dollari di aiuti e un team di 15 persone. Il 13 marzo lo stato ha spedito 4.570.000 dollari di ulteriori aiuti, 20.000 tonnellate di combustibile (10.000 di benzina e 10.000 di diesel). La nave ospedale Peace Ark è in attesa di partire da Zhoushan.

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Timor Est: ha inviato 100 uomini per la rimozione delle macerie.

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Estonia: ha donato 200.000€.

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Francia: ha spedito un team di 134 persone che include unità cinofile.

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Germania: ha spedito tecnici specializzati in ricerca e soccorso della Technisches Hilfswerk; il centro aerospaziale tedesco ha messo a disposizione i satelliti TerraSAR-X- e RapidEye per il monitoraggio della zona colpita.

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Ungheria: ha spedito 12 uomini specializzati in ricerca e soccorso.

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India: ha spedito 22 tonnellate di coperte termiche in lana e capi d'abbigliamento.

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Indonesia: ha spedito personale per ricerca e soccorso, medici e rifornimenti: il governo ha donato 2.000.000 di dollari.

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Israele: ha spedito membri delle organizzazioni umanitarie IsraAID e ZAKA specializzati in ricerca e soccorso, logistica, emergenza medica e specialisti idrici.

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Corea del Sud: è stata la prima nazione a fornire soccorritori. Il primo team era composto da 5 soccorritori, 2 cani da ricerca, il 14 marzo è stato spedito un secondo team composto da 102 soccorritori. Altri 100 soccorritori sono in attesa di una richiesta da parte del governo Giapponese. Il governo Coreano ha messo a disposizione altri 1000 uomini su richiesta; inoltre sta spedendo deli quantitativi di Borio per spegnere le reazioni nucleari. La provincia Coreana del Gyeonggi-do ha offerto 1.000.000 di dollari in aiuti.

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Laos: ha donato 100.000 dollari in aiuti.

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Macedonia: ha donato 100.000 dollari in aiuti.

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Malesia: ha spedito un team di ricerca e soccorso con dottori e assistenti medici.

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Maldive: il governo ha spedito 90.000 barattoli di tonno per le popolazioni colpite.

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Messico: ha spedito 8 specialisti di ricerca e soccorso, 5 cani da ricerca e 2 specialisti ingegneri.

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Mongolia: ha donato 1.000.000 di dollari in aiuti e ha spedito un team compostto da 12 membri per la ricerca e il soccorso.

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Nuova Zelanda: ha spedito un team di ricerca e soccorso direttamente dallo scenario del terremoto di Christchurch e 15 tonnellate di equipaggiamento di soccorso.

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Pakistan: ha spedito 15 persone per il soccorso e cibo.

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Filippine: ha spedito 41 persone per la ricerca e il soccorso, un aereo da trasporto C-130 e il suo equipaggio. Il governo ha donato 250.000 dollari in aiuti.

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Russia: la compagnia Gazprom ha fornito quantitativi addizionali di gas nelle forniture delle regioni colpite, e sta per spedirne altre 150.000 tonnellate; un elicottero Mi-26 e 50 operatori per la ricerca e il soccorso. Un aeromobile da trasporto Il-76 è pronto a portare in Giappone altri 50 soccorritori, 3 veicoli di soccorso e l'equipaggiamento necessario. La compagnia di soccorso russa EMERCOM ha offerto 40 persone con 3 cani da ricerca; ha spedito in Giappone gli estintori utilizzati nel disastro di Chernobyl. Attualmente il gruppo russo è il più numeroso nello scenario con 161 persone.

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Serbia: ha inviato una divisione di ricerca e soccorso; la città di Prokuplje ha offerto 10.000 euro di aiuti.

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Singapore: ha spedito un team di ricerca e soccorso.

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Sri-Lanka: ha annunciato 1.000.000 di dollari in aiuti.

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Taiwan: ha procurato 372.000.000 di dollari in aiuti combinando le donazioni governative con le donazioni procurate da privati. Il presidente Ma Ying-Jeou ha richiesto al ministero degli affari esteri la donazione di altri 3.300.000 dollari di dollari; il terzo e il quarto giorno dopo il terremoto sono stati spediti 35 e 28 uomini specializzati nel soccorso. Scuole, organizzazioni umanitarie, eventi benefici e concerti hanno raccolto, da soli, 41.000.000 di dollari dai cittadini. Dal 14 marzo il governo ha spedito in continuazione coperte, generatori d'emergenza, sacchi a pelo, vestiti, cibo, bevande e tende per le vittime.

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Thailandia: ha donato 6.600.000 dollari, 15.000 tonnellate di riso, cibo in conserva e generi di necessità come vestiti e coperte. Ha inviato un team di 35 persone con esperti per la ricerca e il soccorso, medici in grado di parlare Giapponese e cani per la ricerca.

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Gran Bretagna: ha spedito 70 soccorritori con 2 cani per la ricerca, un team medico di supporto e 11 tonnellate di equipaggiamento specialistico per il soccorso.

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Vietnam: il governo ha offerto 200.000 dollari in aiuti finanziari.

[QUI trovate tutte le fonti dei dati sopracitati]

Sono innumerevoli le iniziative private, e delle associazioni umanitarie non governative e sarebbe difficile citarle tutte, ma
purtroppo bisogna notare che in questo lungo elenco manca l'Italia. L'Italia...beh alcune fonti riportano che l'Italia avrebbe offerto il suo aiuto, ma i Giapponesi avrebbero risposto di preferire aiuti da paesi limitrofi (anche se la lista qui sopra dimostra che tanti paesi anche non limitrofi e più lontani dell'Italia, ad esempio Timor Est, hanno portato il loro aiuto).

In effetti la Protezione Civile Italiana il 15 marzo, ben quattro giorni dopo la catastrofe, ha mandato una squadra in missione a Tokyo (con un volo di linea Alitalia, e
scommetto i testicoli che hanno viaggiato in classe Magnifica...), e ben lontana dalle zone colpite dal disastro: scopo della missione, cito testualmente "Supportare l'Ambasciata italiana a Tokyo e valutare, in accordo con le autorità locali, il contributo del nostro Paese sono gli obiettivi della missione, coordinata dal Dipartimento della Protezione Civile in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri".

Cioè, "
il nulla".

Il 19 marzo, tre di questi esperti erano già di ritorno: risultato della missione, cito testualmente "
Il team italiano, coordinato dal Dipartimento della Protezione Civile in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, ha concentrato le proprie attività nella zona di Tokyo in supporto all’Ambasciata italiana. Il team si è mantenuto costantemente in contatto con le squadre europee e con il coordinamento delle Nazioni Unite per definire al meglio il quadro della situazione e delle esigenze. Le autorità giapponesi hanno manifestato apprezzamento per la puntualità dell'Italia nel rispettare tempi e modalità d'intervento da esse richiesti. Durante la permanenza a Tokyo il team italiano ha collaborato con le autorità giapponesi anche per valutare l'eventuale contributo che potrà fornire il nostro Paese, in accordo con l'Unione Europea e le Nazioni Unite".

Cioè, "il nulla".

(Immagine dal sito della Protezione Civile) I rappresentanti dei Vigili Del Fuoco invece hanno misurato la radioattività dell'atmosfera a Tokyo, e sono rimasti lì per continuare le misurazioni. Ecco uno dei nostri eroi sul tetto dell'ambasciata Italiana con un misuratore di radioattività. Beh, l'utilità di questa missione? Nessuna. A Tokyo hanno tanti contatori Geiger e tanti tecnici esperti. I nostri eroi si sono affrettati a dichiarare che la radioattività di Tokyo è di sei volte inferiore a quella di Roma, dando ossigeno alla politica nucleare del Governo Italiano. Ma poi?

...poi, "
il nulla".

Questa missione, costata sicuramente diverse decine di migliaia di euro tra biglietti aerei e alberghi di lusso non ha avuto nessuna utilità umanitaria e sociale, non è neanche servita a gestire e ad aiutare tutti gli Italiani impauriti che, a causa delle terrificanti campagne di stampa Italiane volevano scappare a gambe levate dal Giappone. I connazionali sono stati invece abbandonati alle cure della sola ambasciata, a segreterie telefoniche e a spazientite e disinteressate impiegate del ministero degli esteri che non sapevano pronunciare i nomi dei luoghi da cui i connazionali chiamavano e neppure sanno dov'è il Giappone. Ma questo è un argomento che tratteremo meglio nelle prossime puntate.

Personalmente sospetto che i Giapponesi vogliano, a ragione, tener lontani gli affaristi-amichetti-mafiosetti-furbetti Italiani che arriverebbero lì come hanno fatto a L'Aquila, come hanno fatto ad Haiti.

Il Giappone se la sta cavando benissimo con tutto il mondo lì a collaborare, e può fare a meno degli "esperti" Italiani. Ma questo i giornali non lo dicono.

E perchè nessuno parla della situazione nelle zone vicine a Fukushima? La radioattività c'è solo a Tokyo? Forse gli sfollati nel Tohoku e il loro cibo, la loro acqua sono "radioattivamente meno importanti" del pizzaiolo Italiano che va via da Tokyo, o di questa cazzo di orchestra del Maggio Fiorentino della quale ne abbiamo piene le palle?

La verità è che nessuno è andato lì per raccontarlo: lì si rischia sul serio. E adesso che la temperatura dei reattori sta finalmente scendendo, i cadaveri sono freddi e chiusi nelle casse, le lacrime sono asciutte e gli abitanti del Tōhoku hanno davanti solo tanti anni di duro lavoro, i giornalisti hanno lasciato il Giappone per raccontare altre tragedie.

Dedico questo post a Ilaria Alpi, morta ammazzata assieme al suo operatore Miran Hrovatin esattamente 17 anni fa in Somalia, mentre faceva del vero giornalismo.

(Continua...)

Apriamo gli occhi, prima parte. "L'ha detto il televisore": la catastrofe vista dalla stampa

Lo diceva mia nonna buon'anima annunciando catastrofi, inondazioni, tragedie dopo aver visto la nuvoletta nera sopra la Sardegna nelle previsioni del tempo. Poi sbirciava fuori dalla finestra e guardava il cielo limpido, e corrugando la fronte con fare da esperta e col ghigno di chi è a conoscenza cose incredibili che gli altri ancora non sanno diceva: "mmmh, si avvicina un temporale". A chi le rispondeva: "ma no guarda il cielo, non c'è una nuvola", lei controbatteva in tono solenne: "L'ha detto il televisore".

Ebbene si, noi Italiani, un popolo di babbei tele-lobotomizzati e informaticamente-arretrati, dipendiamo in larga parte dalla TV per l'informazione, e in minor parte dai quotidiani, perchè si sa leggere è lungo, difficile, noioso (e a volte è proprio meglio astenersi anche dalla lettura di questi ultimi), e tutto quello che esce dallo schermo diventa verità, necessità.

Questo implica il fatto che in Italia sia
possibile effettuare delle operazioni televisive o editoriali che riescano a deviare con un certo successo il modo di pensare dei telespettatori e dei lettori sottoposti ad esse. Bisogna anche dire che essendo quella occidentale una società affamata di tragedie e catastrofi, di lacrime e sangue, più la notizia è drammatica più è bramosamente seguita: chiedere "sente la mancanza di suo figlio?" a chi ha appena perso un figlio, sono cose a cui siamo abituati ma per questo non meno abominevoli. E' necessario poi precisare che noi Italiani ci immedesimiamo a tal punto negli avvenimenti da diventarne esperti: ai mondiali siamo tutti allenatori, ai processi siamo tutti giudici, nei casi di omicidio intricati siamo tutti esperti investigatori, all'Aquila eravamo tutti terremotati e soccorritori...

Ora: c'è stata una grave catastrofe, il più forte terremoto della storia del Giappone, tanto grave che non se ne vedevano di così gravi almeno dallo tsunami del 2004 nell'Oceano Indiano. Sangue, morti, disperazione e lacrime, copertura massiccia dei media sull'evento, prime pagine ed edizioni straordinarie. Prima appena sentivo "Giappone" alla TV saltavo sulla sedia, ora ne sono quasi nauseato. Tutto giornalisticamente prevedibile fino a che non si scopre che la centrale nucleare di Fukushima è in difficoltà.

Copertura isterica su Fukushima, i telegiornali, i giornali, le testate online mostrano le riprese fatte coi teleobbiettivi sul complesso, e parlare di disastro sembra il minimo, diamine bisogna fare audience e bisogna vendere un po' di morte stampata al giorno! Passano i giorni e le notizie di incendi ed esplosioni ai reattori si accavallano e la situazione sfugge un po' di mano per i seguenti motivi:

Stampa internazionale e online - La maggior parte dei giornali stranieri continua con la linea catastrofista e sensazionalista per sfamare un'audience drogata di morte. Qui c'è il "muro della vergogna" della stampa internazionale: gli articoli più tendenziosi e falsi apparsi qua e là commentati e linkati (in inglese). Facinorosi e perdigiorno mettono in giro notizie false e tendenziose, catene di Sant'Antonio: Facebook, voce libera e fuori da dinamiche politiche o economiche ma anche covo di milioni di idioti è il baluardo di questa corrente anomala, e come benzina che prende fuoco si scatenano i link tendenziosi, le informazioni errate. La stampa incapace di stare al passo copia e attinge convulsamente dalle fonti non controllate facendo vero e proprio terrorismo mediatico.

Stampa Italiana di sinistra - In Italia, il movimento ecologista rappresentato perlopiù dai giornali schierati a sinistra e dalla relativa parte politica trova (non gli sarà sembrato vero) sulla pelle dei Giapponesi morti annegati, sul coraggio degli eroici operai della TEPCO e sulle paure dei turisti e degli Italiani residenti in Giappone l'occasione di dare una fortissima spallata alla politica nucleare nell'agenda del governo attualmente in carica: l'assoluta nullità del potere politico dell'attuale opposizione trova così un facile pretesto per contrastare la follia atomica dei "Berluschini" e picchia duro dalle colonne delle maggiori testate giornalistiche e dagli schermi televisivi. E' un attacco senza esclusione di colpi e di esagerazioni.

Stampa Italiana di destra - I giornali e telegiornali schierati a destra, dopo aver somministrato anche loro la solita dose di sangue e lacrime, hanno una battuta d'arresto e si accorgono del misfatto: hanno anche loro contribuito a distruggere in pochi giorni il lavoro che il Capo ha alacremente portato avanti per anni, cioè inculcare di nuovo l'idea del nucleare nella testa degli Italiani. Spuntano allora i nuclearisti convinti che si affrettano in maniera ridicola a dichiarare di poco conto il problema Giapponese, "Libero" e "Il Giornale" hanno un momento di lucidità e parlano di complotto antinucleare, solo quei dementi di "Studio Aperto" continuano a picchiare schifosamente duro mettendo in onda servizi di questo genere...

In sottofondo, tutto è permeato di una
scarsa o nulla conoscenza del paese di cui si parla, delle sue usanze, ma approfondiremo questo tema nei prossimi post.

Conosco bene la stampa, lavoro in un aeroporto e sono in grado di valutare le notizie che lo riguardano rispetto ai fatti realmente accaduti: la maggior parte delle volte, ad esempio, in cui leggo un articolo che riguarda il mio luogo di lavoro, noto (quando quest'articolo non è una ripicca politica di questo o dell'altro signorotto da parte di un giornalista connivente)
una scarsissima conoscenza da parte di chi scrive dell'argomento in tema, e una deriva sempre catastrofista nel testo in questione (esempio: titolo "Sfiorata tragedia sulla pista di decollo"; realtà: due aerei hanno raggiunto un incrocio comune in una via di rullaggio, e uno ha dato la precedenza all'altro. Non c'è stata alcuna sfiorata tragedia, solo un inconveniente, e non era la pista di decollo ma la via di rullaggio).

Tutto questo si trasforma in "Psicosi". Io sono assolutamente schierato contro il nucleare ma questa campagna mi ha danneggiato: avere i miei cari e i miei amici lì in Giappone ha significato un forte stress emotivo, prolungato per giorni e giorni e accentuato dalle continue chiamate di parenti ed amici che giustamente chiedono notizie, dalle continue domande da parte dei colleghi, degli amici e dei conoscenti che incontro per strada alle quali alla fine ho imparato a dare sempre la stessa meccanica riposta.

E' ora di dire le cose come stanno. Dal prossimo post (già pronto e come al solito chilometrico) analizzerò i fatti più celebri di questa situazione uno per uno, smentendo le notizie tendenziose e riportando i fatti secondo la reale descrizione e testimonianza di chi li ha vissuti sulla propria pelle.

(continua...)