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sabato 7 giugno 2008

川崎駅を歩く2 (Camminando per la stazione di Kawasaki, parte seconda)

Siamo sempre alla 川崎(Kawasaki-eki - stazione di Kawasaki), che come si potrà immaginare sta sempre presso la 川崎(Kawasaki-shi - città di Kawasaki), nella 神奈川(Kanagawa-ken - prefettura di Kanagawa).
Una foto della stazione ripresa verso sud-ovest, in direzione dei binari. Per terra si possono notare le corsie nelle quali i bravi viaggiatori Giapponesi si allineano per mettersi in coda in vista dell'arrivo del treno. Sembrerà strano, ma le porte del vagone indicato nei promemoria incollati sul pavimento si apriranno proprio in quel punto, permettendo alle persone in fila di entrare senza dover effettuare alcuno spostamento laterale: le corsie sono doppie, consentendo due file per ogni porta, e la fila si arresta chiaramente prima della linea gialla. Questo permette ai passeggeri in uscita di defluire lateralmente alla fila presente già in banchina, come a formare una "V", permettendo in seguito il carico dei nuovi passeggeri. Questo sistema collaudatissimo permette le operazioni di carico e scarico in un tempo estremamente veloce. Mi è capitato, da perfetto Italiano, e me ne vergogno, di aspettare il treno fuori dalle corsie predefinite, ricevendo l'imbarazzato invito dei miei compagni di avventura giapponesi che al mio gesto di "non capire.." mi hanno "gentilmente" tirato per la giacca per riportarmi nel posto giusto. Qualcuno potrà dire che siamo ai limiti di un trattamento da caserma, ma io preferisco definirlo "ordine" e rispetto del prossimo, che almeno in questo frangente è assai ben radicato in questi posti. Ordine che è assolutamente fondamentale quandi si ha a che fare con flussi di milioni di passeggeri al giorno in una sola stazione (La stazione di Kawasaki serve una "cittadina" di un milione e trecentomila abitanti ed è abbastanza sottotono rispetto alle sue sorelle di Tokyo, gestendo un traffico passeggeri giornaliero di 174,650 persone, secondo una stima del 2006)...

Questo cartello riporta il tracciato della 東海道(Tōkaidō-sen - Tokaido line) che interessa la giurisdizione della JR-East, dal suo capolinea che sta nella 東京(Tōkyō-eki - stazione di Tokyo), nella 千代田(Chiyoda-ku - circoscrizione speciale di Chiyoda), che nonostante il nome importante non è una delle centinaia di stazioni presenti a Tokyo, e neanche quella con più traffico. Dopo le fermate intermedie di 新橋(Shimbashi) e 品川(Shinagawa) la linea corre su un binario dedicato attraverso parte costiera della città più incredibile del mondo fino a questo punto, Kawasaki, segnato in rosso, e poi via sempre lungo la costa. La Tokaido line è anche locale, e nella barra arancione sono riportati i tempi di percorrenza riferiti alla stazione di Kawasaki. Sotto, le tacche rosse riportano i tempi di percorrenza nelle fermate previste dalle linee 快速(Kaisoku - rapide). La linea arriva fino ad 熱海(Atami), e per gli affezionati JR-East prosegue solo come treno locale per qualche stazione come 伊東(Itō-sen - Ito line) fino a 伊東(Itō), per l'appunto, nella 静岡(Shizuoka-ken - prefettura di Shizuoka).

Ed ecco ciò di cui ho parlato nel post precedente: uno stuolo di scooter e biciclette: ogni stazione ha il suo parcheggio di biciclette, quelle più grandi hanno parcheggi multipiano per biciclette, e alcune si sono dotate di sistemi automatizzati interrati in enormi silos (se non ci credete guardate qui...). La bicicletta è uno dei mezzi più utilizzati dalla popolazione di Tokyo, che al contrario di quanto sembri utilizza pochissimo l'automobile, anzi addirittura molte famiglie non la posseggono!!

Un distributore automatico con le bibite finte esposte...sono mezze bottiglie si plastica con un contenuto simulato, per dimostrare la fattezza del prodotto che si sta per acquistare...

Eccomi pronto a scoprire nuove mete...

Un'altra foto verso sud...

(Foto di Sato) e una bellissima foto dei binari verso sud, con in arrivo in lontananza un convoglio 新系列電車(Shin-keiretsu densha - Treni di nuova generazione) EMU serie 209-0 da 10 carrozze installato sulla 京浜東北・根岸(Keihin-Tōhoku sen/Negishi sen - Keihin-Tōhoku Line/Negishi Line). (qui la prima parte...)

martedì 4 dicembre 2007

日本の警察(La polizia Giapponese)

Come per il post precedente, anche questo post non riguarderà un aspetto positivo e gradevole della realtà Giapponese. Prendo spunto quindi dai nippo-fascisti per parlare dei loro più fedeli amici: la 日本の警察(Nihon no Keisatsu - Polizia Giapponese)
(Image by primenon, from Wikipedia) Cossiccome la polizia Italiana possiede una Lamborghini, loro hanno la Nissan GTR Skyline R-34, tanto per mostrare che fanno sul serio! Come ho detto a riguardo dei nippo-fascisti, in Giappone la sicurezza è tra le migliori al mondo per chiunque, ma ci sono degli elementi di disturbo: i fascisti alla fine si sgolano e se li fotografi magari ti picchiano, ma basta stargli lontano; altra cosa è la polizia. Se andate in Giappone, ve lo dico col cuore, cercate in qualsiasi modo di evitare di avere a che fare con loro.

Il territorio, soprattutto nelle grandi città e disseminato di piccole costruzioni isolate come questa, si chiamano 交番(kōban) e sono delle casermette in cui c'è un presidio di polizia. Ogni stazione ha un kōban, e ce n'è uno all'incirca in ogni quartiere: questo qui sopra è il kōban di 浅草(Asakusa).

Fa un certo effetto vedere la macchina di mia madre addobbata in questa maniera!! Qui siamo a Toyama, vicino all'aeroporto.

Passiamo al sodo: una serie di articoli scritti dal formidabile Pio D'Emilia sul suo blog (dei quali citerò molti passi) mi ha spinto a trattare adesso di questo argomento. Per chi non lo conoscesse, Pio D'Emilia è un giornalista Italiano che vive a Tokyo da tempo immemorabile, e corrisponde per varie testate tra cui Sky TG-24, L'Espresso etc. Indimenticabili le puntate di Turisti per Caso da lui guidate e la collaborazione con Sciuscià di Michele Santoro.

Pio ci parla della disavvenutra capitata ad un giornalista svedese, che ha insultato un tassista che non lo voleva caricare in macchina perchè straniero e ha passato diversi giorni in carcere senza alcuna prova di ciò che era accaduto. Purtroppo il Giappone è ancora molto indietro in tema diritti umani, la custodia cautelare in Giappone dura 23 giorni, si chiama 代用監獄(daiyō kangoku) e fa accaponare la pelle solo a nominarla: è rinnovabile per ciascun singolo addebito. Questo limbo al quale è sottoposto il sospetto è quasi fuori da ogni regola, in quanto la maggior parte delle cose che si verificano in questo lasso di tempo non viene verbalizzata, il sospetto ha diritto a ricevere l'assistenza di un avvocato d'ufficio solo dopo il rinvio a giudizio. Gli interrogatori sono fuori da ogni regola umanitaria, non sono verbalizzati nè registrati e sono mirati ad uno scopo preciso: quello di far confessare il sospetto, per il quale non esiste la presunzione di innocenza, ma la presunzione di colpevolezza: alla polizia non importa che il sospetto sia o no colpevole, importa che confessi, in modo tale che la polizia non "perda la faccia". Vi sono testimonianze provate dell'utilizzo della tortura da parte della polizia: un singore chiamato Sakae Menda ha fatto 33 anni di braccio della morte per aver firmato una confessione estorta dopo 10 giorni di interrogatorio: nonostante vi dicano di firmare perchè tanto poi si può sempre ritrattare, NON FATELO. E' statisticamente provato che i rinvii a giudizio avvengono per il 99% senza prove, i procuratori si attengono alle indicazioni della polizia. Un'aggravante, per un fermato, è quella di non collaborare (事実を認めない - Jijistu wo mitomenai - non ammettere i fatti), cioè tradotto in termini concreti, di non confessare, e la custodia si protrae.

Dunque: un sospetto può non confessare per vari motivi: magari non è colpevole, o magari non parla il Giapponese perchè è straniero: e qui sono rogne. Se parlate il Giapponese, se pensate di saperlo parlare, comunque richiedete un interprete (Interprete si dice 通訳, Tsuuyaku)(n.d.SirDic).

Bisogna ammettere che in Giappone, chi commette un crimine per davvero, paga pesantemente: se ad esempio intendete fare qualche furbata tipo il trucchetto della Corea, cioè di passare tre mesi in Giappone, poi andare in Corea, e rientrare in Giappone per passare di nuovo tre mesi, oppure vi venga in mente qualsiasi cosa anche futile, ma illegale da fare in Giappone, beh desistete, perchè richiate veramente grosso, come minimo di passare qualche giorno sotto interrogatorio e poi essere cacciati a calci dal paese, per sempre, come minimo.

Altresì è presente un altro grave pericolo, per i bravi ragazzi sia Giapponesi che stranieri: cioè quello di incappare in malintesi: ad esempio: siete al supermercato e un altro cliente o lo stesso commesso vi accusano di aver rubato, anche se voi non l'avete fatto e materialmente non vi sono prove: siete fritti perchè vi arrestano, come il povero giornalista svedese, e se siete stranieri provano una certa soddisfazione a farlo. Altro esempio: siete in metropolitana, una ragazzina caccia un urlo e vi accusa di averla molestata: lo stesso, vi arrestano alla stazione successiva. E' importante tenere un profilo basso quando si è in Giappone, intendo, stare buoni e non fare scemenze, non dare nell'occhio: situazioni come queste sono rare ma succedono, come dimostrato, quindi MAI dare di matto, mai incazzarsi se un tassista non ti vuole caricare in macchina (il più delle volte non è per razzismo ma per timore e diffidenza di ciò che non è Giapponese); se volete entrare in locali o terme di clientela prettamente Giapponese, fatevi accompagnare se possibile da un Giapponese; se siete maschietti in treno e comunque in generale state lontani dalle ragazzine, soprattutto quelle più grandi e con la divisa più sfatta; nei negozi non abbiate mai un atteggiamento furtivo o sospetto.

L'essere stranieri in Giappone comporta per forza il "dare nell'occhio", soprattutto fuori Tokyo: significa essere sempre osservati, la chiusura del Giappone si concretizza anche in questo, nella diffidenza e nella paura della gente nei confronti del diverso, del forestiero. E il passo dalla diffidenza al sollevare la cornetta per chiamare la polizia è brevissimo, e se finite nelle loro grinfie difficilmente ci sarà un Pio D'Emilia a salvarvi. A quanto si dice però, sembra si intraveda uno spiraglio nella melmosa situazione della giustizia Giapponese.

(Ringrazio Pio D'Emilia per aver condiviso con noi quest'esperienza, e per il suo lavoro quotidiano, quello di un vero giornalista. Ringraizio N-chan per avermi parlato della polizia Giapponese. Per gli appassionati di cinema, ci sono dei film che parlano di questi argomenti: それでもボクはやってない(Soredemo Boku Wa Yattenai), di Masayuki Suo, 2006; e ポチの告白(Pochi No Kokuhaku - Confessione Di Un Cane), di Gen Takahashi, sempre del 2006).