giovedì 30 agosto 2007

原宿のスタイル(Gli stili di Harajuku), intro

Photo by AnthonyGrimley, all rights reserved
Cominciamo con questo una miniserie di post dedicati alle sottoculture di Tokyo, principalmente femminili, che trovano sfogo e visibilità nel grande baraccone di Harajuku. Una delle mie guide turistiche su Tokyo, la Lonely Planet italiana edizione 2002 afferma che la maggior parte delle ragazze figuranti ad Harajuku sono delle いじめっ子(Ijimekko). So con certezza che qualsiasi Giapponese, almeno dai 30 anni in giù rabbrividisce di fronte a questo termine, e per me è assai difficile parlarne con disinvoltura soprattutto dopo aver parlato di questo coi miei amici giapponesi. Il termine deriva dal verbo いじめる(ijimeru), ed è composto con il kanji raddoppiato 子(ko), che è (anche) un composto di 子供(kodomo), che vuol dire figlio o bambino. Il significato di Ijimekko è "giovane che perseguita". L'ijime è forse la piaga giovanile più devastante in Giappone, la maggiore causa di suicidio dai 12 anni in su: (da wikipedia>>) Si tratta di ijime quando un gruppo più o meno ampio di studenti identifica tra i compagni di classe un individuo solitamente incapace di reagire, e quindi lo sottopone sistematicamente a pratiche vessatorie e disumanizzanti per periodi prolungati di mesi, o anche anni, con il silenzio complice dell'intera classe, quando non degli insegnanti. Diversi casi hanno visto gli insegnanti stessi incoraggiare o partecipare all'ijime. Quelli perseguitati invece sono gli いじめられっ子(Ijimerarekko). Non so perchè l'autore della guida turistica identifichi le ragazze di Harajuku proprio come Ijimekko, non so se sia comunque attinente, ma è opinione comune in Giappone tra i Giapponesi che siano comunque persone emarginate, "poco di buono", che emergono per un giorno da una vita monotona per assumere un'identità stravagante trovando una momentanea emancipazione nella loro fuga dalla realtà. I travestimenti, le stravaganze, fino ad arrivare all'esibizionismo delle centinaia di street performers, e ancora di più ai culti come il Kawaii o le tanto pittoresche pratiche erotiche nipponiche, sono tutti fenomeni anche derivanti dagli enormi problemi sociali della società giapponese, sono materia di studi sociologici decennali i quali risultati non ancora peraltro definitivi sono assolutamente non analizzabili in poche righe. Sono conscio degli enormi problemi sociali che interessano gli adolescenti Giapponesi, ancora più grandi di quanto chiunque possa solamente immaginare, con estremo rispetto di tutte le persone che esprimono anche per un giorno il loro modo di essere mi accingo a trattare gli stili più importanti di Harajuku che sono: デコラ(Decora), Fruits, ロリータ(Lolita), コスプレ(Cosplay), 着ぐるみ(Kigurumi), パンク(Punk) e Rockabilly. (Ringrazio sirdic e Nori-chan per la consulenza linguistica)

8 commenti:

davide ha detto...

Certo che è veramente triste, ma crea anche qualcosa di positivo :)

davide ha detto...

PS : Aspettiamo con ansia il post sul Park Hyatt :P

kiaras ha detto...

Con la costrizione delle divise scolastiche,la severità dell'educazione e la solitudine forse...l'unico modo che hanno di esprimersi e proprio l'abbigliamento.

nicolacassa ha detto...

>Deiv> Questione di punti di vista e di chi vive gli eventi...per il park hyatt c'è da aspettare ancora un bel pò!
>Kiaras> Si, proprio così

SirDiC ha detto...

Molto interessante questo post. Permettimi pero' di fare un'osservazione. Potrei sbagliarmi ma il termine "ijimeko" non mi pare sia molto usato. Si dice invece "ijimekko" con la doppia k, ossia いじめっ子 ma indica i ragazzi che maltrattano gli altri. Quelli che invece subiscono sono detti "ijimerarekko, いじめられっ子".
E' un po' quello che succede anche da noi a scuola, dove il secchione o quello che va bene a scuola attira le antipatie di quelli un po' piu' somari. Pero' in Giappone il fenomeno e' su scale ben diverse: mentre io a Cagliari per avere l'unica colpa di andare bene a scuola me la cavavo con qualche presa in giro, mia moglie per lo stesso motivo veniva picchiata a sangue dalle compagne di scuola, nonostante fosse un'ottima scuola dove si presume che gentaglia non ce ne entri. I soprusi avvengono anche per motivi persino piu' futili del rendimento scolastico, roba da non credere. Poi come giustamente dici talvolta si arriva a casi estremi come il suicidio. E' un fatto talmente radicato nella cultura che esiste pure un proverbio correlato (出る杭は打たれる, cioe' chi si distingue viene odiato/trattato male) Purtroppo poi non tutti gli "ijimekko" crescendo migliorano il carattere, e di conseguenza in giro e' pieno di odiosi vecchiacci. Credo bene che la gente rabbrividisca solo a sentire il termine.
Per quanto riguarda i ragazzi di Harajuku, io non ci vado se non di passaggio e non conosco quindi nessuno, ma a me sembrano semplicemente dei ragazzi ancora nella fase in cui esprimono la loro appartenenza a un gruppo tramite le apparenze e il vestiario. Magari un po' esaltati e stupidelli, ma non per questo necessariamente dei cattivi ragazzi: in fondo ci siamo passati un po' tutti. Se dici che li definiscono degli "ijimekko" avranno anche i loro buoni motivi, ma verificherei che non fosse un semplice pregiudizio. Se hai altre notizie postale, sarebbe molto interessante approfondire l'argomento. Ciao
Alessandro

nicolacassa ha detto...

>Ale> Hai ragione, ho corretto subito il post. Io avevo preso spunto da quella guida che scriveva Ijimeko, e mi sono basato su quello. Hop referito lasciare all'autore il perchè di quella definizione, semplicemente notando che per i Giapponesi (almeno quelli con cui ho parlato) i ragazzi di Harajuku non siano proprio ben visti dalla società. Grazie comunque, ehi ho visto che hai aperto un blog! Forte!!

panapp ha detto...

Post assolutamente illuminante su un argomento che conoscevo già, ma come al solito viene da te spiegato con infinita correttezza. Non so te, ma io mi sono avvicinato al Giappone tramite i cartoni animati, poi sono passato ai fumetti, poi ai videogiochi (tre media che ancora seguo con passione), per poi addentrarmi nella musica, nel cinema (che già conoscevo invero) e soprattutto nella giungla delle sub-culture metropolitane. Anch'io ho sempre pensato che gli stili diciamo "alternativi" nascono da un disagio enorme nel non sapersi collocare in una società fortemente collocante. Nel fumetto Othello vediamo proprio una ijimerarekko che, perseguitata da diverse ijimekko, sviluppa una doppia personalità che la vede da un lato timidina e dall'altro cosplayer goth-loli visual kei in cui sfoga il proprio stress. Questi aspetti della società giapponese sno nel contempo davvero interessanti e terrificanti.

nicolacassa ha detto...

Io mi sono avvicinato al Giappone attravero i Giapponesi, e il mio approccio è stato diverso dal solito. Ho scoperto appunto che sotto il colore e la fumettosità si nasconde il disagio sociale.

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