mercoledì 10 ottobre 2012

Le Tre Fasi dell'amore per il Giappone. Seconda fase: Il tradimento e L'odio

 Dicevo di amore, speranza, passione. Si per carità tutte cose belle, ma se la fantasia va in un certo modo, il mondo reale va in un'altra direzione, seguendo una legge fondamentale che si può enunciare più o meno così: "Chi vive sperando, muore cagando" (cit.). E questo è il mio saggio metaforico-tragicomico-romanzato-esagerato a tratti vero, a tratti no, sulla "seconda fase".
 Il problema degli occidentali che si appassionano al Giappone è la retro-cultura al quale sono continuamente esposti. Una cultura di rimbalzo, impazzita come la dannata crema di quel tiramisù di mia madre che quella volta proprio non ne voleva sapere di nascere: non ci sono gli ingredienti adatti, e se ci sono non ci sono gli strumenti per amalgamarli a dovere, e anche se gli strumenti e gli ingredienti ci sono non c'è una mano sapiente in grado di amalgamarli, insomma fa cagare.
 Anni di cartoni animati Giapponesi tradotti alla meglio, manga Giapponesi tradotti alla meglio, videogiochi Giapponesi, mangiare il sushi che fa figo ma nessuno sa che è Cinese, il bombardamento di cazzate nipponiche dai media e via dicendo portano i nostri poveri nippofili freschi d'innamoramento a due necessità iniziali:
  1. Aumentare considerevolmente le dosi di sushi Cinese e portarci gli amici, mettendo in atto ogni volta il siparietto dell'esperto nell'ultilizzo delle bacchette che guai a chiamarle bacchette, dannazione, si chiamano "asci".
  2. Intraprendere lo studio della lingua Giapponese.
 E' una fase ancora acerba, il primo livello, le cose non sono ancora chiare ma la gente comincia a guardarti con occhi diversi. "Cacchio è appassionato di Giappone, che cool".
 I nostri nippofili cominciano a perdere la vista su pagine fitte di ideogrammi (che per carità si chiamano "Cangi", ignoranti che non siete altro) e acquisiscono una certa padronanza linguistica, enorme nella loro mente ma inesistente nella realtà, limitata a qualche "Arigatò" con l'accento sulla "o", "Conniciua", o "Cauaii" che a quanto pare in Giappone è una delle parole più utilizzate. Lo studio della lingua si ferma più o meno lì e si cominciano a trollare tutti i blog sul Giappone, i forum sul Giappone, le sezioni dei commenti dei video su YouTube sul Giappone, facendo valere con rabbia e convinzione le proprie enormi conoscenze sul Sol Levante, iniziando i propri scritti salutando con un cortese "Conniciua", intercalando con numerosi "Cauaii" che sono come l'aceto balsamico che sta bene su tutto, pure sul caffelatte, e salutando la folta audience con un "Arigatò" senza naturalmente dimenticare l'accento sulla "o".
 Di lì a poco si conosce il primo Giapponese: ci sono quelli che girano per i luoghi turistici fingendosi turisti e cercano di attaccare bottone coi Giapponesi, o quelli che pagano una fortuna per iscriversi a siti di incontri online con Giapponesi, oppure quelli che prendono l'ultima offerta Alitalia e partono, come non ci fosse un domani, con l'alza-bandiera e gli occhi della tigre.
 E d'improvviso chissà come hai un'amica Giapponese che fa finta di dartela ma-chissà-perchè-non-te-la-dà ma comunque se la spassa vivendo gratis a casa tua in Italia oppure una "fidanzata" Giapponese che non-sai-neanche-tu-come-ma-te-la-dà e pensi di essere a cavallo, sei entrato nel jet-set nippofilo, sei al secondo livello di nippofilia, apri immediatamente un blog sul Giappone e una fan-page su Facebook. Hai la fila di amici e colleghi che vogliono uscire con te e la tua ragazza Giapponese per vederla da vicino, e nel ridente mondo online quelli del primo livello che una ragazza Giapponese se la sognano solo sui pornazzi Giapponesi cominciano a guardarti con ammirazione: un Dio sceso in terra che finalmente può svelare gli annosi misteri del nippofilo single sfigato di primo livello:
  1. "Ma è vero che le Giapponesi, essendo "Gheisce", a letto sono tutte delle porche?"
  2. "Ma è vero che le Giapponesi hanno la vagina a mandorla?"
  3. "Ma è vero che le Giapponesi hanno tutte le tette piccole?"
 E qui iniziano i dolori. La vita sociale diventa un inferno perché da un lato devi difendere il tuo rango di nippofilo di secondo livello ma in realtà ti senti anche un po' ferito dal fatto che queste domande un po' del cazzo comincino ad essere pronunciate, nello stesso identico ordine, non più solo dai tuoi sfigati sudditi nippofili di rango inferiore, ma anche da amici e colleghi: insomma quale amico o collega, anche il più demente, arriverebbe a chiederti conto della dimensione della vagina della tua ragazza, se questa fosse Italiana?
 Non puoi continuare a passare la vita a mangiare sushi Cinese perchè i pochi amici che non vomitavano all'idea del pesce crudo si sono rotti delle tue dannate lezioni sull'utilizzo delle bacchette.
 E poi ti rendi conto del fatto che devi smettere di dire "Cauaii", "Arigatò" con l'accento sulla "o", o quell'inflazionatissimo e dannatissimo "Conniciua", talmente comune che pure i Giapponesi non lo dicono più perché solo a sentirlo gli viene l'orticaria. Capisci di essere nella merda perchè dovete sapere che imparare il Giapponese da una donna è deleterio per l'onorabilità e virilità maschile: i Giapponesi non potevano prendersela comoda e parlare una lingua uguale per tutti, no loro hanno una lingua per i maschi, una per le femmine, una per i bambini, una per i capi d'azienda mega-galattici... dannazione fanno pure miagolare i gatti in modo strano (dicono "nyan" lo giuro) ed abbaiare i cani in modo ancora più strano ("wan-wan") tanto che in Giappone gli animali domestici vanno in terapia. Se impari il Giapponese da una donna impari il Giapponese per femminucce, quindi quando dici "oishii" lo dici come una donna, e quando pensi di augurare la "buonanotte" dicendo "oyasumi" ed aggiungendoci la desinenza cortese "nasai" lo dici alla maniera femminile. Poi ti tiri a lucido, bello come il sole ed esci con quella tua amica Giapponese che fa finta di dartela ma-chissà-perchè-non-te-la-dà ma comunque se la spassa ancora vivendo gratis a casa tua in Italia o con quella "fidanzata" Giapponese che non-sai-neanche-tu-come-ma-ancora-forse-te-la-dà-ma-anche-no e vuoi far colpo cantilenando un soave "Cauaii" per commentare qualcosa di carino, la convinci definitivamente del fatto che il vero uomo lo debba cercare altrove. Se poi vuoi risorgere dalla figura di merda enunciando un rozzo e teppistico "sugeeee" verrai etichettato pure come maleducato e ti verrà detto "dove hai imparato questa parolaccia?".
 Capisci allora che le donne Giapponesi, in quanto donne, sono anch'esse rompipalle: rompipalle con gli occhi a mandorla. E passi al terzo livello. Il nippofilo deluso. E chiudi il blog e la pagina Facebook.
 Non è un mistero che la durata media di un blog sul Giappone sia di uno, due o al massimo tre anni: perchè alla fine le cazzate finiscono, o ti stanchi delle decine di stalker che chiedono l'amicizia su Facebook alla tua ragazza pur non conoscendola, o utilizzano la tua friend list come supermercato garantito di ragazze asiatiche. Ti stanchi dei troll nippofili di primo livello che rompono al ogni sospiro sbandierando la loro inesistente cultura nippofila iniziando i propri scritti salutando con un cortese "Conniciua", intercalando con numerosi "Cauaii" che sono come l'aceto balsamico che sta bene su tutto, pure sulla merda, e salutando la folta audience con un "Arigatò" senza ovviamente dimenticare l'accento sulla "o". Dal lato sentimentale poi sei in trappola perchè il software pre-installato nel cervello dell'androide Giapponese femmina che si è stabilito a casa tua senza mai dartela ora è entrato in modalità "matrimonio". E sono cazzi.
 Hai due strade. Molli tutto e ritorni alla tua vita di sempre, accontentandoti di qualche scialba ed insipida ragazza Italiana che almeno quando parli ti capisce, ti dà risposte sensate e ti rompe le palle con un minimo di senso logico, oppure dici chissenefrega e ti sposi.
 Parti di nuovo in Giappone, spendi un capitale per organizzare tutto, ti fai vestire da boss yakuza con ventaglietto e ti metti affianco a tua moglie vestita con un uovo bianco in testa e siccome non vuoi più sentir parlare di blog posti le foto del matrimonio su Instagram. Diventi un nippofilo hipster di quarto livello e ti unisci alla folta schiera degli Italiani residenti in Giappone che non ne possono più del Giappone e passano la loro vita online a dire di quanto faccia schifo il Giappone, quanto sia noioso il treno la mattina, e quel capo-ufficio rompipalle che ti perseguita, e il tempo troppo freddo d'inverno o troppo caldo d'estate, e i dannati terremoti, i tifoni, e gli insopportabili SMAP che sono ovunque. Ti iscrivi ad uno di quegli sfigatissimi gruppi di Italiani residenti in Giappone e critichi i nippofili di secondo livello emergenti, da bravo "nonno" fregiato e forgiato da lustri di frequentazioni nipponiche.
 Poi tua moglie si trasforma in un Gremlin e muori.

Continua...