domenica 7 ottobre 2007

原宿のスタイル(Gli stili di Harajuku): パンク(Punk)

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Di grande presenza nel ponte di Harajuku, i Punk e le Punk sono riconoscibilissimi dal loro colore predominante, il nero. Fare un elenco dei capi indossati o solo accennare un filone stilistico preciso come per le Lolita sarebbe un'impresa vana. Diventa Punk qualunque persona indossi un bracciale in pelle con le borchie appuntite, o comunque abbia del metallo infilato nella pelle, nei vestiti. Le ragazze Punk hanno un trucco pesantissimo con una palette di colori che punta al nero o al blu scuro. Il mio dilemma è se la sottocultura Punk Giapponese sia connessa a quella punk occidentale, oppure se sia un tetro richiamo ad una cultura o mentalità più tendente al gotico. Richiamando ciò che ho scritto nell'introduzione agli stili di Harajuku, ho avuto l'impressione che i Punk fossero i più tristi di tutti, come se volessero esternare la loro tristezza rovinandosi letteralmente con piercing improbabili, pettinature oscene e abbigliamento ancora peggiore: ho avuto l'impressione che volessero auto-punirsi o auto-rovinarsi più che cercare in un travestimento un senso di libertà o un moto di protesta. Trovo questo genere il meno originale, creativo e costruttivo tra tutti i precedenti.

24 commenti:

SirDiC ha detto...

Gia'...chissa' che cosa vogliono esprimere questi ragazzi con i loro stili. Concordo sulla poca originalita'. Tra l'altro non e' raro vedere questo stile anche al di fuori di Harajuku (almeno secondo la definizione "allargata" che hai dato)

kiaras ha detto...

Hai ragione nic!
Questo stile sa veramente di...autodistruttività.
Io non amo l'uso eccessivo di orecchini e co,per questo il punk è un genere lontanissimo dal mio stile.
Pero' se è diffuso in tutto il mondo,europa compresa,dev'essere un modo per esternare la propria rabbia attraverso la "mortificazione" di se stessi.

Il trucco pesante secondo me è un nascondiglio,chi lo usa sa che nessuno puo' vedere(almeno apparentemente) il suo vero "io".

Weltall ha detto...

Non mi piace, non mi piace!!!
Credo che abbia poco a che fare con il movimento punk occidentale...decisamente inferiore agli altri stili di Harajuku!!!

Anonimo ha detto...

Non è mistero che la cultura punk sia nata come necessità dei ragazzi degli anni 70 di urlare al mondo il loro disagio. Da lì poi si sono aperte una serie di culture e sottoculture che prendono forme differenti a seconda della loro collocazione storico/culturale e sociale.
Non è un caso se AiYazawa abbia scelto il punk come mondo dove collocare i suoi personaggi più "difficili" e nello stesso tempo credo anche che il punk e il gothic lolita siano ritornati un pò più in auge in giappone e nel resto del mondo anche grazie ai numerosi fan della sensei!

nicolacassa ha detto...

>SirDic> Veramente mi sfugge l'utilità di questo stile, non che gli altri ne abbiano, ma questo è peggio...
>Kiaras> Una bella interpretazione, grazie!! :))
>Cuggino> Concordo in pieno!
>Francy> Cavoli dovevo sentirti prima di scrivere questo post, la tua è un'interpretazione molto interessante! Se hai voglia scrivi un pezzo sul punk giapponese alla mia mail, lo inserisco subito! nicolacassa@tiscali.it

Anonimo ha detto...

Ma non è + dark lo stile basato tutto sui colori scuri?
Quato stile comunque nn piace neanche a me, ma i capelli della foto non sono male ;)

nicolacassa ha detto...

>Sirtommy> Penso che loro chiamino punk anche quello, ma è una mia supposizione...

Anonimo ha detto...

Grazie Nicola, ma non è che mi intendo molto di punk giapponese o di punk in generale! Questa è una delle cose che ho studiato in sociologia urbana a proposito di culture e sottoculture! Il riferimento alla Yazawa invece mi è venuto per ovvi motivi (Nana!!!!) ! ^^

Mark ha detto...

blog linkato ;)
vienimi a trovare qualke volta..

Chiunque voglia fare uno scambio link mi contatti all'ultimo post del mio blog

www.mark-be.blogspot.com
IL BLOG DELLA SIMPATIA

Anonimo ha detto...

Non so...quello che dici può essere vero, ma in Giappone è difficile distinguere tra pura estetica e passione per un genere musicale/stile di vita!

Magari dietro questi punk di cui parli c'è molto di più...

Un bacio,
B.

P.S. Io mi sono trasferita col mio blog (www.bunnychan.it), non è che, per favore, potresti aggiornare il tuo link?
Grazie!

ISOLE-GRECHE.com ha detto...

Ciao, scusami se sarò OT, ma non ho trovato altro modo di contattarti.
Hai due blog che incarnano due delle mie più grandi passioni: il Giappone ed il cinema orientale.
Volevo chiederti se ti interessava uno scambio nei nostri relativi blogroll.
Passami a visitare: http://amosgitai.blogspot.com
P.S.: cancella questo messaggio non appena l'avrai letto. Posterò in argomento quando avrò un po' di tempo!
A presto!!!

nicolacassa ha detto...

>Bunny chan> Per favore qualcuno mi aiuti a capire! Aggiorno subito il link!
>Amosgitai> Ti linko subito!

Anonimo ha detto...

Ti lascio questo commento prima che tu venga scannato da un'orda di ragazzine pronte a difendere a spada tratta il loro adorato visual Kei ^^;;

I giapponesi lo chiameranno pure パンク (Punk) ma è diverso da quello che conosciamo noi! Si chiama ヴィスアルケー (visual kei) ed è una moda tutta giapponese che accosta dark, punk e gotico. Il gothic lolita è nato proprio da questo stile.

I giapponesi infatti non imitano direttamente i sex pistols, ma piuttosto le loro bands autoctone come i Dir en grey, the GazettE, Kaggra, Alice Nine, Gilgamesh, An cafe (che sono anche un po' decora secondo me) eccetera.
Mentre le VERE gothic lolita si cuciono i vestiti da sole, i ragazzi visual si limitano a comprarli, e questo ha dato vita a una serie di marche ormai famose anche all'estero come H.Naoto, SEX POT e altre.
E' raro che qualcosa sia considerato originale in questo stile se non l'ha fatto qualche componente di una band (che tra l'altro apportano stili originali a flusso continuo).

Questo stile che noi all'estero chiamiamo "Jrock" è anche il più imitato fuori dal giappone.

Il fatto che i ragazzi visual ti siano sembrati tristi probabilmente è dovuto al fatto che la loro è più una forma di cosplay, e quindi cercano di "atteggiarsi" esattamente come il rocker da cui hanno preso lo stile. Quindi sono tutti seri perchè se la stanno tirando a più non posso XD

La maggior parte di loro sono liceali, sono rarissime le persone che continuano questo stile dopo il diploma. Inoltre (come era un tempo per le gothic lolita, di cui molte ora sono putroppo diventate full-time) prendono questo stile a "piccole dosi" (al contrario degli occidentali che "aderiscono") vestendosi così solo di domenica ad Harajuku.

E' lo stile giapponese più famoso e adottato all'estero, soprattutto in Germania, dove da qualche anno è si tengono concerti delle band visual giapponesi più famose.

Spero di averti fatto capire un po' di più su questi "tristoni poco originali"

A me questo stile piace molto, perchè ha rielaborato il punk, così rozzo, sporco e ridicolo rendendolo qualcosa di più ricercato e originale. Il trucco pesante non serve più a "sembrare devastato" ma è diventata un arte, completata dai piercing (che secondo me stanno benissimo sulle labbra dei giapponesi. Io non potrei permettermeli).

Inoltre i visual sono gli unici che non cercano di sembrare in tutto e per tutto degli occidentali, o di riprodurre i nostri tratti somatici.
Non è originale, in questa giovenù giapponese tinta di biondo?

nicolacassa ha detto...

>Georgia> ahiahiahi, se le amiche Gothic Lolita Italiane leggono questo...

Comunque, Cononsco il Visual Kei, ma le mie fonti dicono che il Visual Kei è lo stile di chi imita i componenti della band Visual Kei. Sono conscio che il Punk Giapponese sia diverso dal punk nostrano. Le mie interviste ai Giapponesi che conosco e in generale la conoscenza che ho del mondo giapponese, mi portano a pensare che ogni genere di travestimento in Giappone sia un modo di protestare in una società standardizzata e bacchettona. Coloro che si travestono (in Giappone) sono per lo più emarginati o perseguitati, o persecutori, e penso fermamente che mettersi un piercing nelle labbra voglia dire rovinarsi la faccia, forse sarò un bacchettone, e comunque non conosco la realtà fuori dal Giappone! Sono curioso di sentire eventuali risposte da chi so io, su questo argomento!! Grazie del commento!! A presto!

Anonimo ha detto...

Non credo che sia possibile in giappone delineare un confine tra punk e visual kei ^^; la foto che hai postato secondo me è visual kei.. anche la marca della maglietta del ragazzo (la SEX POT che ho già citato) è stata praticamente lanciata dal cantante degli An Cafè, che ha esordito come modello per la sex pot, ed è stata adottata dalla band fino a poco tempo fa ^^;;; (anche i capelli mezzi rossi e mezzi neri sono presi da Kyo dei dir en grey nel periodo SAKU XD)

Quello che hai detto sulle ragioni per cui si vestono così, oltre che un po' scontato, è applicabile allora a tutti gli stili, ganguro yamamba eccetera ^^;;
Secondo me comunque è dovuto anche al fatto di volersi vestire così finchè possono, perchè crescendo trovarsi a dover lavorare, mettere su famiglia e vivere nella società degli adulti saranno costretti ad abbandonare il loro stile per una squallida suutsu.
Insomma, in una società in cui anche i gay si sposano per difendere l'omote e che vede gli spiriti degli scapoli (che non si sono voluti sposare, non che non ci sono riusciti... perchè in giappone l'omiai è possibile per tutti!) sono visti come un nugulo di spiriti dannati non ci si può certo aspettare pietà per un adulto punk -____-;;;;

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti!!!!!!!!!Io sn Giulia e sn una punk-emo...bè sicuramente questo stile è dato da problemi...e erchiamo d nasconderci nello stile e nel trucco....
quello ke o dt è tutto
ciaoooooo

Anonimo ha detto...

Beh a dire il vero il punk giapponese è uno stile quasi felice in confronto al Gothic Lolita... basta vedere le band esponenti del genere come An Cafè e Ayabie... non mi sembra che abbiano un'immagine o uno stile musicale triste/deprimente, anzi tutt'altro! Poi in mezzo alla folla di cosplayers ci saranno anche ragazzini che lo fanno per problemi personali, ma non si può fare di tutta l'erba un fascio.

nicolacassa ha detto...

>Anonimo 2> uuuh se ti sentissero le mie amiche gothic lolita ti scannerebbero!! Se tu conoscessi il giappone, sapresti che chiunque si travesta in giappone perlomeno vuole orgogliosamente dimostrare la sua anormalità, e chi vuole emergere in maniera dirompente, per la società Giapponese è solo una mela marcia. Sicuramente, poi in Europa il discorso è diverso!!

panapp ha detto...

Caro Nicola, nonostante la tua analisi davvero interessante, devo concordare con georgia. Come dici tu, esistono i cosplayer del visual kei, ma esiste appunto anche lo stile visual kei che (senza essere cosplay) imita lo stile dei musicisti senza imitarne uno in particolare. Quello che dice georgia è vero, SEX POT REVENGE (questo il nome completo della marca) è punk in apparenza, non in realtà: non sono vestiti stracciati, sono vestiti stracciati ad arte, e c'è una bella differenza. Come dici tu qualunque sub-cultura urbana esiste per farsi notare, ed anche questi che tu identifichi come punk non sono affatto punk (nel senso 70s British del termine) e non sono affatto tristi (beh, forse sì...). Fidati, sono semplicemente fan dei Dir en grey, dei Due'le quartz, dei the GazettE e di altre band che esprimono una musica romantica, cupa e drammatica molto toccante ed assolutamente perfetta per inscenare un teatrino in cui anche il pearcing è fortissimamente decorativo (cerca una foto di miyavi e vedrai). Non vogliono disfarsi, vogliono crearsi come disfatti. Poi: non è detto che appunto questi diciamo figuranti (pessimo termine) non siano in effetti decisamente depressi ed al limite del suicidio, ma con ottime probabilità il travestimento serve a trasformare la tristezza in malinconia, che come saprai è «la gioia di essere tristi»; inscenare queste scene di depressione serve a mostrare agli altri «guarda come sono triste», ma chi è triste davvero si butta dai palazzi, non va a farlo vedere sul ponte di Harajuku.

nicolacassa ha detto...

>Panapp> Beh io sono di parte vista la mia amicizia con le Gothic Lolita italiane che hanno un'altra idea a riguardo: comunque senza entrare nel merito di questo polverone di stili e dei loro seguaci che ne predicano la purezza e ne condannano le contaminazioni, ho semplicemente voluto trattare l'argomento dal punto di vista della "società Giapponese", si perchè per la società Giapponese, quella è tutta feccia putrida. La società Giapponese vuole la "massa informe", e chi ne fuoriesce è solo feccia. Non tutte le tristezze sono tali da portare al suicidio per fortuna. Io, anche dopo averne parlato tanto con diversi giapponesi, sono fermamente convinto che il presentarsi al ponte di Harajuku vestito in una maniera diversa e controcorrente, sia una specie di suicidio sociale.

panapp ha detto...

«Presentarsi al ponte di Harajuku vestito in una maniera diversa e controcorrente [è] una specie di suicidio sociale»: ah sì, sono perfettamente d'accordo con te, è mostrato con estrema chiarezza anche nel già citato fumetto Othello. Sul fatto della contaminazione: condannare la contaminazione vuol dire fermare la moda, e più in generale l'arte, e più in generale la cultura e più in generale la società intera. Anzi, questi stili di strada nascono proprio perché c'è contaminazione: unire la sensibilità giapponese con la moda vittoriana non è contaminazione?

nicolacassa ha detto...

>panapp> La mia dislessia informatica si fa sentire! Ti assumo come revisore ok?

panapp ha detto...

No, il tuo congiuntivo era perfetto, è che estrapolando la frase dal contesto ho duvuto cambiare il tempo! ;)

nicolacassa ha detto...

>panapp> Ah quello non l'avevo notato perchè qui da me quel grassetto non si vede: intendevo la E accentata che hai messo tra parentesi quadre nella prima citazione, io l'avevo sbagliata scrivendola come non accentata ;)

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Nicola